domenica 1 maggio 2011

O Stato, non ti lascio in questo stato!

Stiamo assistendo ad un rapido e sostanziale sgretolamento della cosa pubblica nel più completo disinteresse delle urgenti domande sociali ad opera di un governo che ignora né ha alcun interesse ad indagare su tali necessità.
Questo paese perde di giorno in giorno credibilità e lavoro allo stesso crescente ritmo e storia, cultura ed intelligenza soffrono l’offesa di riforme, manovre ed opere tutte volte esclusivamente ad uno scopo, attaccare il cartellino del prezzo a tutto quanto si possa vendere, e quindi comprare e mercanteggiare cosicchè l’istruzione diventa bene di lusso, l’acqua inizia ad odorare di petrolio e avanti così…
Un governo a corte dell’imperatore, che ne ossequia le “opere” e suda sacrificio ed impegno al fine di vestire di pulito tutto quanto di sudicio e maleodorante si sta vedendo compiere in quest’ultima delle peggiori repubbliche che la nostra storia ricordi.
Mentre case aspettano la ricostruzione, vittime il riconoscimento della colpa in chi ne abbia, disoccupati quello tsunami di posti di lavoro che a suo dire era imminente, goliardicamente il nostro governo ci distrae da tali e ingombranti e noiosi pensieri nello svago del gossip di papine, bunga bunga ed il gioco delle “vedi le toghe diventare rosse e le tasche degli italiani diventare verdi”…
Ben venga l’allegria, gente allegra il ciel l’aiuta, le cose cambiano però nell’attimo in cui la casa delle bambole la stiamo pagando noi, la giostra dei festini gira sempre più veloce intorno al collo di poveri uni qualunque e quelle piccole cose della vita di tutti i giorni della “Persona” attore e protagonista dimenticato, non trovano spazio nello spasso di questi “signori”.
Ne si rammarichi il presidente, se guardando per un volta gli italiani, non dovesse ritrovare la grasse risate restituitegli in cambio alle famose barzellette da grati cortigiani …
C’è un’altra Italia, non cara al Presidente, che vorrebbe ridere ma non riesce a trovarne il tempo né d’altronde ne avrebbe motivo. 
Un’altra Italia che si ricorda nonostante gli insulti che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e attende che il moto più impetuoso vigoroso e passionale di chi governa, si manifesti in parlamento anziché tra le lenzuola; che sia uno sforzo proteso al pieno riconoscimento di ciascun Individuo e al loro pieno godimento, piuttosto che  a quello particolare di un uomo solo (ed in ambiti meno decenti).
Si perdoni per questo la magistratura che, poveri loro, devono guardarci per lavoro e non per curioso accanimento, dentro tali “panni sporchi”, per giunta attraverso il buco della serratura affinché lor signori non se ne accorgano e gridino al complotto…
Basta, si provi adesso a voltare pagina, prima che la svendita di questo paese sia completa ed i danni ai quali stiamo assistendo diventino irreparabili. Per il lavoro, l’istruzione, il futuro; è per tutto ciò che chiedo il tuo voto, in modo che possiamo insieme, partendo dal nostro piccolo, cercare di arginare i mali di questa società.

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